Il Carapace di Tenuta Castelbuono: vino e architettura per una gita romantica in Umbria

Dire “Tenuta Castelbuono” può significare tante cose: vini d’eccellenza, un esempio di architettura d’artista adagiata sulle dolci colline di Bevagna, in Umbria. Ma anche il luogo ideale dove fuggire per una gita in giornata da Roma (da cui dista un paio d’ore) o proprio per un intero weekend, approfittando dell’ospitalità di una delle tante ville riconvertite a bed & breakfast nel circondario.

Per noi, però, la Tenuta Castelbuono rappresenta l’inaugurazione della nostra rubrica dedicata all’architettura e al vino, o meglio, al legame che sempre di più si sta sviluppando tra questi due mondi. Quindi, non ci resta che raccontarvela attraverso i nostri occhi e il nostro calice. Così capirete perché l’abbiamo selezionata!

Highlights

  • Prima scultura al mondo nella quale si vive, si lavora e si degusta vino!
  • Rappresenta un vero e proprio scrigno per i vini che rappresentano l’anima dell’Umbria più autentica: il Sagrantino e il Rosso di Montefalco
Tenute Castelbuono - Il Carapace
Indirizzo
Vocabolo Castellaccio, 9
Loc. Cantalupo
06031 Bevagna (PG)
Umbria, Italia
T +39 0742 361670

Visite
Orario Invernale
Dal Lunedì al Venerdì
10.00–13.00 / 14.00-18.00
Sabato e Domenica
10.00–13.00 / 14.00-19.00
Chiuso Martedì e Mercoledì
Orario Estivo
dal 1 aprile al 30 settembre
aperto tutti i giorni
10.00–13.00 / 14.00–18.30
Prenotazione obbligatoria
T +39 0742 361670
carapace@tenutelunelli.it

Il Carapace: una cantina-scultura nel cuore dell’Umbria

Ci troviamo vicino Foligno, in provincia di Perugia, dove le colline sinuose accarezzano lo sguardo e rimanerne ammaliati non risulta affatto impossibile. Del resto, la stessa famiglia Lunelli (che da ben tre generazioni è alla guida delle Cantine Ferrari a Trento) è rimasta così affascinata dal richiamo ancestrale che esercitano queste terre da mettervi letteralmente le radici. Nel 2001 acquistano delle parcelle che ad oggi contano 30 ettari distribuiti tra Bevagna e Montefalco, in piena conversione al biologico. Nel 2004 è il Sagrantino a vedere per primo la luce (ed il calice), mentre l’anno successivo al Montefalco rosso.

La necessità di costruire una nuova cantina a questo punto si rende necessaria e, in virtù di una solida e vecchia amicizia con uno dei maggiori artisti internazionali Arnaldo Pomodoro, (vogliamo ricordare la scultura “Centenarium” realizzata in occasione delle celebrazioni del secolo di storia delle Cantine Ferrari) la famiglia Lunelli con il supporto tecnico dell’architetto Giorgio Pedrotti comincia a realizzare la sua visione: vedere realizzata una cantina che fosse un vero e proprio scrigno per il vino.

Dall’incontro tra visione, amore per il territorio e necessità nasce così la prima scultura al mondo nella quale si vive, si lavora, e si produce un vino di grande potenza e longevità: il Carapace. Direzione Vocabolo Cantalupo (Bevagna) dunque, verso un luogo in cui arte e natura, scultura e vino dialogano sottolineando l’eccezionalità sia del contenente sia del contenuto.

Benvenuti alla Cantina della Tenuta di Castelbuono: comincia la visita guidata

Da lontano non la percepisci, questa cantina-opera d’arte. Integrarsi alla perfezione, ma non mimetizzarsi, nella morbidezza del paesaggio dal quale si lascia abbracciare è una delle sue caratteristiche principali. C’è un unico indizio che ne tradisce la presenza a noi forestieri: un dardo rosso di 18 metri conficcato nel terreno. Ma vi assicuriamo che una volta che imboccherete il vialetto di ingresso della cantina, non sarà più questo elemento scultoreo dal colore chiassoso e dall’altezza incredibile ad essere al centro dell’attenzione.

Benvenuti al “Carapace”: nome della cantina, titolo dell’opera d’arte, animale guida dell’intero progetto. E sono tutte definizioni corrette, come apprendiamo dalla visita in cantina che abbiamo deciso di prenotare. Per ora, non riusciamo a concentrarci che su una cosa: lo spettacolo che si manifesta sotto i nostri occhi appena entriamo al pianterreno nella scultura. Si tratta di un ambiente unico circondato da pareti di cristallo che ci regalano una vista a 360° sulla campagna circostante. E ci lascia senza parole.

Mentre aspettiamo l’inizio della visita in questo spazio dedicato all’accoglienza dei visitatori, alle degustazioni e ai vari eventi che vi si possono organizzare (come ad esempio matrimoni), passiamo il tempo guardando un po’ il panorama, un po’ il soffitto e nel vero senso della parola, perché sembra ispirarsi proprio alla struttura interna del carapace. Fun fact: per riprodurre l’effetto metallizzato del fuori anche all’interno, Arnaldo Pomodoro ha impiegato un intonaco fatto per il 90% di rame.

Il Carapace di Arnaldo Pomodoro: dallo studio dei luoghi al superamento dei confini tra architettura e scultura

Ma non ci possiamo distrarre un attimo che già inizia la visita guidata. E subito scopriamo come questa struttura unica nel suo genere nasca sì da un attento studio dei luoghi ma anche dalla voglia di mettere in discussione i confini tra architettura e scultura. Il Carapace nasce dal desiderio di rendere concreta una visione specifica: quella di facilitare il dialogo tra l’esterno del paesaggio e l’interno con il vino alla cui produzione doveva essere strettamente funzionale. Ci voleva un potente elemento simbolico dal forte legame con la terra e che, al tempo stesso, ne esprimesse la longevità e un po’ la lentezza, caratteristiche tutte attribuibili al vino Sagrantino. Perché non la tartaruga, dunque?

Ph. Courtesy Tenuta Lunelli

E quando usciamo per dare uno sguardo più da vicino sulla struttura esterna di questa opera d’arte da visitare assolutamente in Umbria, rivediamo questo concept proprio nella sua forma. Ci si trova davanti a una grande cupola a pianta ellittica ricoperta di lastre di rame, incisa da crepe che ricordano i solchi della terra dalla quale sorge. 6 anni di lavoro di realizzazione fanno parlare la nostra guida di una vera e propria bottega rinascimentale guidata dalla sensibilità di Pomodoro e dalla professionalità tecnica dell’architetto Giorgio Pedrotti.

La particolarità? Cambia colore. Anzi no. Evolve nel tempo. Certo, non possiamo apprezzare di person questo cambiamento, ma tutto il resto delle descrizioni sì! Possiamo confessarvelo, adesso: appena usciti dal lato dei vitigni lo spettacolo di vista che ci si apre davanti ci ha lasciato così di incanto da farci dimenticare per un attimo che alle spalle avessimo uno degli esempi più interessanti e di pregio dell’architettura del vino in Umbria.

“Il paesaggio mi ricordava il Montefeltro dove sono nato, così come l’ha raccontato in tanti quadri Piero della Francesca. Il mio intervento quindi non doveva disturbare la dolcezza delle colline dove si estendono i vigneti, anzi doveva integrarsi perfettamente con l’ambiente. Ho avuto l’idea di una forma che ricorda la tartaruga, simbolo di stabilità e longevità che, con il suo carapace rappresenta l’unione tra terra e cielo”.

Arnaldo Pomodoro

Ziqqurat, Sagrantino e stupore

E’ tempo di rientrare nella scultura, e di scoprire altri affascinanti dettagli di questo Carapace. Scendiamo la scala ellittica in direzione barricaia: cuore della cantina, dove riposano i vini e dove si possono raggiungere gli ambienti dedicati all’imbottigliamento e allo stoccaggio. Ma prima di affrontare il resto della visita, la guida ci fa notare come questa scala ricordi una ziqqurat – sì, proprio come le torri della Mesopotamia che in un tempo remoto simboleggiavano la comunicazione tra il cielo e terra, quasi a rimarcare la sacralità del luogo.

Ed è uno spunto interessante, perché in qualche modo si ricollega a uno degli usi del Sagrantino nell’antichità: quello per cerimonie religiose (da cui deriverebbe il nome). E una delle etichette della Cantina Lunelli celebra e dà risalto a questa storia. Che la piccola sala degustazioni alla base della scala ricordi un altare per riti pagani sia solo un caso? Nonostante questo storytelling di sicuro fascino però, non ci siamo mai dimenticati, neppure per un attimo, di trovarci in un’azienda produttrice di vino. Il che ci ha fatto riflettere sul come la funzionalità raccontata attraverso un linguaggio estetico e simbolico unico, lasciando al vino il ruolo principale, valgano davvero la pena di visitare questa cantina vicino Bevagna.

“Per la prima volta nella mia vita ho avuto l’emozione di poter camminare, parlare e bere all’interno di una mia opera”

Arnaldo Pomodoro

Dove mangiare a Bevagna dopo la degustazione: La Bottega di Assu’

Nonostante la visita si fosse conclusa nel migliore dei modi con la classica degustazione di quattro vini della cantina, il piccolo tagliere di formaggi e i grissini con cui si accompagnava non ci hanno davvero saziati (come è normale che sia). Per questo subito dopo la degustazione siamo letteralmente volati nella vicina Bevagna, dove non abbiamo resistito al richiamo di un succulento piatto di spaghettoni Mancini spolverato generosamente di tartufo preparato da la Bottega di Assu’ . Questa enoteca – ristorante è quello che definiremmo un cabinet des merveilles, perché nonostante il suo spazio ridotto, è letteralmente stipata di libri, bottiglie di vino dalla qualità eccezionale (e dall’etichetta magnifica) e memorabilia. Quasi ci stavamo dimenticando di ordinare per quanto ne fossimo stati attratti!

Eccovi dunque la chicca finale: in questo antico e delizioso borgo dell’Umbria, dopo una visita guidata con degustazione finale alla Tenuta Castelbuono, ti puoi accomodare da Assu’, aspettando il tuo piatto mentre sorseggi uno dei calici della selezione sfogliando libri di enogastronomia, arte e fotografia (io ho scelto l’iconico Cabana Magazine!). Il tutto condito da una raffinata musica jazz, convivialità e calore.

Bottega di Assu'
Indirizzo
Corso Giacomo Matteotti, 102
06031 Bevagna (PG)
Umbria, Italia
T +39 0742 360978
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